Sciopero dei cacciatori, D’Angelo sbotta: «L’Atc Vastese non è inadempiente, ma la Provincia non ci ascolta»
Dopo tante polemiche il presidente dell'ambito replica alle accuse mosse contro la sua gestione
Sciopero dei cacciatori, D’Angelo: «L’Atc Vastese non è inadempiente, ma la Provincia non ci ascolta».
Dopo tante polemiche e la richiesta di commissariamento, il presidente dell’ambito territoriale di caccia replica alle accuse mosse contro la sua gestione.
Pubblichiamo, di seguito, la nota che il presidente dell’Atc Vastese, Donato D’Angelo, ha inviato alla Provincia e alla Regione, in merito alla mancata iscrizione delle squadre di cinghialai.
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Nell’ultima seduta del Comitato di Gestione di codesto ambito, tenutasi in data 25 agosto u.s., con all’ordine del giorno la proposta macroaree, era presente anche il delegato provinciale alla caccia, Antinoro Piscicelli, (nella foto accanto, ndr) il quale ha potuto constatare e visionare personalmente le cartine che il nostro ambito ha provveduto a realizzare con le diverse proposte di zonizzazione; il delegato ha anche assistito di persona alla ferma ostruzione operata dai capisquadra, presenti alla riunione, i quali sono fermamente contrari al regolamento e alla suddivisione in macroaree, al punto da non aver voluto iscrivere alcuna squadra al nostro ambito per la corrente stagione venatoria, come forma di protesta al regolamento. Riguardo le cartine con le proposte di zonizzazione visionate dal delegato Piscicelli si specifica che in tutto sono state realizzate dal nostro ambito tre cartine:
– la prima cartina, più coerente con la zonizzazione prevista dal regolamento precedente, è basata sulla vecchia suddivisione in zona A vocata (all’interno della quale sono state ricavate n. 4 macroaree) e zona B non vocata (ossia la fascia costiera con altitudine inferiore ai 350 m, ritenuta non vocata per il cinghiale sia per la presenza di agricoltura intensiva che per la presenza di arterie stradali importanti,
altamente trafficate e con velocità mediamente più elevate);
– nella seconda cartina la zona vocata è stata portata fino all’altezza dell’autostrada A14 e suddivisa in 5 macroaree: questa cartina è stata riproposta dalla Provincia di Chieti con la differenza di aver suddiviso lo stesso territorio in 9 macroaree;
– la terza cartina, quella scelta dai capisquadra e presentata in Provincia, nella zona di maggiore altitudine del nostro ambito, ritenuta vocata in quanto quasi del tutto priva di colture, presenta un’unica macroarea di circa 11mila ettari, considerando il resto del territorio non vocato.
Si fa notare che il nostro ambito al fine di poter adempiere al regolamento, oltre a predisporre diverse alternative di zonizzazione che tenessero conto anche delle richieste dei capisquadra, ha più volte convocato i capisquadra per ascoltarli, tentando di mediare e trovare una soluzione condivisa, ma a nulla sono valsi gli sforzi fatti per concordare una suddivisione del territorio in macroaree e i capisquadra, rigettando qualunque proposta, hanno deciso, in forma di protesta, di non iscrivere alcuna squadra al nostro ambito. Pertanto il nostro ambito ha posto in essere tutto ciò che era necessario per adempiere al regolamento, predisponendo le macroaree e la mancata iscrizione delle squadre non può esserci imputata in quanto è dovuta solo ed esclusivamente alla ferma volontà dei capisquadra di opporsi al regolamento, che loro ritengono restrittivo, oneroso e macchinoso per i cacciatori e non risolutivo ma peggiorativo del problema cinghiali, in quanto riduce drasticamente le possibilità di prelievo.
Peraltro, il Piano Quinquennale in parola non è mai stato portato in discussione in seno alla Consulta Provinciale.
Dunque, non soltanto questo Ambito ha posto in essere tutte le attività di sua spettanza per risolvere la problematica, ma per giunta è rimasto inascoltato per quanto attento interlocutore del territorio.
A tal proposito, si comunica che, al fine di prevenire pericolose situazioni di stallo, sarà presentata alle squadre la possibilità di fare riferimento territoriale alla caratterizzazione già posta in essere da questo Ambito con suddivisione in unità e distretti di gestione, conformi alle Linee Guida Ispra, in modo da richiedere loro la comunicazione della loro ascrizione nei distretti, sia pur in forma collettiva e non ulteriormente divisa in zone determinate.
Allo stesso modo sarà chiesto alle squadre di porre in essere un’attività di rilevazione biometrica e di monitoraggio di tutti i capi abbattuti al fine di poter acquisire dati attendibili ed indispensabili per la gestione delle popolazioni di cinghiale insistenti sul territorio dell’Ambito.
Parimenti sarà sottoposta alle squadre la discussione di un’ipotesi regolamentare, in linea con i dettami Ispra, nonché adeguata sia alla miglior gestione venatoria possibile nel territorio della penisola, sia al più elastico adattamento alle peculiari caratteristiche del territorio della Regione Abruzzo.
Beninteso, la collaborazione fra enti dovrà prevedere l’assunzione dell’impegno, da parte della Provincia di Chieti, a sostenere presso i competenti Uffici della Regione una riscrittura del regolamento in vigore e la sua sostituzione con un altro, più moderno, meglio calato sulla realtà abruzzese e, correttamente, costruito in maniera da rispondere alle pretese non affatto anarchiche e
né destabilizzatrici delle squadre di cacciatori di cinghiale del territorio.
– la prima cartina, più coerente con la zonizzazione prevista dal regolamento precedente, è basata sulla vecchia suddivisione in zona A vocata (all’interno della quale sono state ricavate n. 4 macroaree) e zona B non vocata (ossia la fascia costiera con altitudine inferiore ai 350 m, ritenuta non vocata per il cinghiale sia per la presenza di agricoltura intensiva che per la presenza di arterie stradali importanti,
altamente trafficate e con velocità mediamente più elevate);
– nella seconda cartina la zona vocata è stata portata fino all’altezza dell’autostrada A14 e suddivisa in 5 macroaree: questa cartina è stata riproposta dalla Provincia di Chieti con la differenza di aver suddiviso lo stesso territorio in 9 macroaree;
– la terza cartina, quella scelta dai capisquadra e presentata in Provincia, nella zona di maggiore altitudine del nostro ambito, ritenuta vocata in quanto quasi del tutto priva di colture, presenta un’unica macroarea di circa 11mila ettari, considerando il resto del territorio non vocato.
Si fa notare che il nostro ambito al fine di poter adempiere al regolamento, oltre a predisporre diverse alternative di zonizzazione che tenessero conto anche delle richieste dei capisquadra, ha più volte convocato i capisquadra per ascoltarli, tentando di mediare e trovare una soluzione condivisa, ma a nulla sono valsi gli sforzi fatti per concordare una suddivisione del territorio in macroaree e i capisquadra, rigettando qualunque proposta, hanno deciso, in forma di protesta, di non iscrivere alcuna squadra al nostro ambito. Pertanto il nostro ambito ha posto in essere tutto ciò che era necessario per adempiere al regolamento, predisponendo le macroaree e la mancata iscrizione delle squadre non può esserci imputata in quanto è dovuta solo ed esclusivamente alla ferma volontà dei capisquadra di opporsi al regolamento, che loro ritengono restrittivo, oneroso e macchinoso per i cacciatori e non risolutivo ma peggiorativo del problema cinghiali, in quanto riduce drasticamente le possibilità di prelievo.
Peraltro, il Piano Quinquennale in parola non è mai stato portato in discussione in seno alla Consulta Provinciale.
Dunque, non soltanto questo Ambito ha posto in essere tutte le attività di sua spettanza per risolvere la problematica, ma per giunta è rimasto inascoltato per quanto attento interlocutore del territorio.
A tal proposito, si comunica che, al fine di prevenire pericolose situazioni di stallo, sarà presentata alle squadre la possibilità di fare riferimento territoriale alla caratterizzazione già posta in essere da questo Ambito con suddivisione in unità e distretti di gestione, conformi alle Linee Guida Ispra, in modo da richiedere loro la comunicazione della loro ascrizione nei distretti, sia pur in forma collettiva e non ulteriormente divisa in zone determinate.
Allo stesso modo sarà chiesto alle squadre di porre in essere un’attività di rilevazione biometrica e di monitoraggio di tutti i capi abbattuti al fine di poter acquisire dati attendibili ed indispensabili per la gestione delle popolazioni di cinghiale insistenti sul territorio dell’Ambito.
Parimenti sarà sottoposta alle squadre la discussione di un’ipotesi regolamentare, in linea con i dettami Ispra, nonché adeguata sia alla miglior gestione venatoria possibile nel territorio della penisola, sia al più elastico adattamento alle peculiari caratteristiche del territorio della Regione Abruzzo.
Beninteso, la collaborazione fra enti dovrà prevedere l’assunzione dell’impegno, da parte della Provincia di Chieti, a sostenere presso i competenti Uffici della Regione una riscrittura del regolamento in vigore e la sua sostituzione con un altro, più moderno, meglio calato sulla realtà abruzzese e, correttamente, costruito in maniera da rispondere alle pretese non affatto anarchiche e
né destabilizzatrici delle squadre di cacciatori di cinghiale del territorio.
Donato D’Angelo
Presidente Atc Vastese
GENT.MO PRESIDENTE,
RispondiEliminaLA CACCIA NON E' SOLO QUELLA DEL CINGHIALE CHE OLTRE A CREARE I PROBLEMI DI CUI SAPPIAMO, AIUTA A DISTRARRE L'ATTENZIONE SU QUELLO CHE DOVREBBE ESSERE IL VERO PROBLEMA.......
SONO DIECI ANNI CHE I CACCIATORI ASPETTANO UNA VERA PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO DELL'ATC E LA REALIZZAZIONE DELLA L.R, 10/2004 E IN PARTICOLARE ALL'ART, 31 CON LA RELATIVA CREAZIONE SUL TERRITORIO DELLE STRUTTURE NECESSARIE PER REALIZZARE UNA"PRESENZA FAUNISTICA OTTIMALE" !
IN QUESTO SENSO E IN MODO PRINCIPALE LA SUA ATC E' INADEMPIENTE !! BASTEREBBE QUESTO A UNA ASSOCIAZIONE VENATORIA CHE VOLESSE FARE IL PROPRIO DOVERE PER CHIEDERE LE SUE DIMISSIONI E IL COMMISSARIAMENTO DELL'AMBITO.
DELLA SERIE DICIAMOCI LA VERITA'
MICHELE