venerdì 11 settembre 2015

Da internet....


CACCIA A CERVI E CAPRIOLI: ACERBO ''D'ALFONSO CONTRO BAMBI''
L'AQUILA - "Nella passata legislatura più volte l’allora assessore Mauro Febbo su pressione di alcune associazioni venatorie aveva tentato di introdurre in Abruzzo la caccia a cervi e caprioli.E tutte le volte era stato bloccato da Rifondazione comunista e dagli ambientalisti, con miei ricorsi al collegio delle garanzie statutarie quando provava ad aggirare il Consiglio Regionale e con l’ostruzionismo quando provava a inserire nel regolamento per la gestione faunistico-venatoria degli ungulati. Ora che Rifondazione Comunista e Verdi non sono più in Consiglio Regionale e al posto di Chiodi c’è D’Alfonso nel regolamento vendono inseriti cervi e caprioli tra gli ungulati su cui si può sparare in quella che dovrebbe essere la Regione Verde dei Parchi".
A denunciarlo in una nota è Maurizio Acerbo, ex consigliere regionale, della segreteria nazionale del partito di Rifondazione comunista.
"La destra non riuscì a far sparare a Bambi, ma anche in questo campo a realizzare il programma di Forza Italia ci pensa il Pd ovviamente con il supporto del centrodestra - scrive Acerbo nella nota - C’è da domandarsi cosa stiano facendo partiti che si dicono ambientalisti, come Movimento 5 stelle e Sel che è addirittura in giunta, se gli passano sotto il naso cose di questo genere. La modifica del Regolamento ungulati è stato pubblicato sul Bura numero 33 del 9 settembre con decreto del presidente".
Si tratta secondo Maurizio Acerbo di "una scelta che ci appare folle considerata anche la valenza che questi animali hanno anche per quanto riguarda il turismo naturalistico".
"Premesso che in una Regione che si diceva Verde e che dovrebbe puntare sul turismo naturalistico è poco opportuno aprire la caccia a cervi e caprioli, faccio notare che le aree a maggior densità di cervi sono quelle che secondo il Piano azione tutela orso marsicano vanno sottoposte a tutela - aggiunge - Cervo e capriolo sono due specie che in Abruzzo la caccia aveva distrutto, e sono state reintrodotte a partire dagli anni Settanta nei parchi e nelle riserve naturali. Da allora le due specie si sono gradualmente diffuse ma ancora oggi vi sono ampie zone in cui sono ancora assenti. Insomma in nessun modo si possono accostare cervi e caprioli all’emergenza cinghiali visto che il processo di ricolonizzazione è ancora in atto".
"Si tratta - conclude inoltre Acerbo - di una decisione sbagliata, vergognosa, non a caso assunta alla chetichella. Invito il presidente D’Alfonso a cancellare immediatamente un provvedimento demenziale di puro clientelismo venatorio 

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