Ci siamo! Alcuni di noi hanno già consacrato le loro giornate venatorie alla regina del bosco e lo hanno fatto con il meglio delle munizioni specifiche: le dispersanti.
Cacciare la beccaccia, oltre all’immenso fascino degli ambienti calcati ed al lavoro del cane, porta insita con sé nel cinofilo la sostituzione delle munizioni nella cartucciera. Questo rito, ormai consolidato negli anni, fa riporre nell’armadio i cartuccioni tosti usati per insidiare fagiano, starna, pernice, coturnice e magari lepre e dare il loro giusto attimo di gloria a cartucce più moderate, particolarmente adatte ai tiri corti.
Sì, perché il cacciatore di beccacce sa bene che la potenza di fuoco di certe munizioni per selvaggina nobile sulla regina del bosco è del tutto inutile e assolutamente inefficace. Gli ambienti boscosi, dove la beccaccia si rifugia, già creano enormi difficoltà nell’imbracciata sicura ed in un puntamento certo e, se anche le cartucce non sono adeguate, le delusioni supereranno di gran lunga le soddisfazioni.
Ma come mai sparare ad una beccaccia richiede certe attenzioni? Il motivo è presto detto: la regina soggiorna in ambienti boscosi ed umidi e quì la vegetazione che costituisce l’ambiente è spesso fitta ed intricata. La beccaccia, che conosce le difficoltà del mondo, userà quella vegetazione mettendola se possibile tra la sua fuga e i predatori, in questo caso cane e cacciatore. E allora il cacciatore dovrà sparare in una frazione di secondo, con mira approssimativa e molto spesso intravedendo solo una sagoma; molti cacciatori dicono che hanno preso una beccaccia “buttando la fucilata” ove immaginavano ella fosse. Fortunati o no spesso è questa la realtà.
Allora il cacciatore deve attrezzarsi mettendo da parte cartucce generiche (e spesso anche il fucile) e utilizzando dotazioni mirate che possano garantire un tiro che generalmente è breve, ma sufficientemente preciso per insidiare lo scolopacide.
Abbiamo detto che il tiro è breve, perché una beccaccia, che si allontana nel bosco dopo l’involo, sarà visibile per pochi attimi e poi risulterà irrimediabilmente coperta da tronchi e rami e il tiro diverrà molto arduo. Perciò l’esigenza primaria per il buon beccacciaio è quella di essere abile nel tiro immediato e di aver individuato la corretta cartuccia “da beccaccia”.
La suddetta cartuccia ha la prerogativa di avere una rosata che si allarga con facilità e dopo aver percorso un breve tratto dall’uscita dalla canna. Quindi tali cartucce in primis non sono dotate di contenitore. Un tempo erano considerate adatte le cartucce in cartone dotate di borra di feltro e alcuni caricatori artigianali usavano l’accortezza di mescolare piombo di due numerazioni all’interno della stessa. È probabile che il piombo più grande abbia sospinto con spinte laterali i pallini più piccoli allargando un po’ la rosata.
L’evoluzione della “balistica della beccaccia” ha portato a soluzioni suggestive per accorciare il tiro ed allargare contestualmente la rosata, soluzioni che si sono susseguite nel tempo. Una soluzione prevedeva di interrompere la colonna dei pallini con 2 cartoncini. La colonna dei pallini era perciò suddivisa in tre strati. Al momento dello sparo essa veniva dispersa dai flussi d’aria che si inserivano negli spazi dei cartoncini. Il risultato era sì un allargamento della rosata, ma con vuoti nella stessa, spesso non accettabili.
Altre strade furono prese da Browning che confezionò la cartuccia che dette il nome al genere, ossia “Dispersante”, con piombo cubico, mentre la Clever optò per il piombo deformato. Entrambe le soluzioni non agivano sul borraggio, bensì sulla variazione del coefficiente aereodinamico del piombo, con conseguente dispersione.
Le attuali soluzioni dispersanti prodotte dalle principali case di munizioni optano di nuovo per cartucce dotate di specifici contenitori “crociati”. Gli stessi sono costituiti da una borra di plastica con una croce centrale che separa il piombo in uscita dalla canna in 4 colonne. Questa soluzione appare di buona resa con un discreto allargamento della rosata in modo uniforme ulteriormente incrementata se unita all’uso di una canna raggiata.
La numerazione de piombo è sempre alta, di 9-10, fattore che per munizioni di 32-34 grammi offre un buon numero di pallini che riescono a dare buone soluzioni di tiro per distanze comprese tra 10 e 15 metri.
Perciò, avanti con le dispersanti e sotto con lo scolopacide.
Riccardo Ceccarelli |
|
Nessun commento:
Posta un commento