Questo quarto articolo è estrapolato da “LE CARTUCCE DA CACCIA”, materiale di balistica venatoria prodotto e gentilmente messoci a disposizione dall’Ing Claudio Leonetti.
Tutto il materiale concessoci, evidente frutto di cultura del settore ed esperienza sul campo, risulta piuttosto lungo. Pertanto, per motivi legati ai limiti che inevitabilmente la lettura in video ci pone, abbiamo deciso di proporlo suddiviso per argomenti, per renderlo più usufruibile da parte di tutti:
- cosa sono le cartucce da caccia (1° e 2° parte);
- quali sono i limiti di impiego dei fucili e delle cartucce da caccia (1° e 2° parte);
- quali sono le modalità da seguire per poter raggiungere le migliori prestazioni (1° e 2° parte).
Al termine delle pubblicazioni, che si susseguiranno settimanalmente, provvederemo ad unire tutti i singoli articoli pubblicati, in un unico testo, scaricabile in pdf dalla sezione “Balistica Venatoria”, che ciascuno potrà stampare e tenere per consultarlo in qualsivoglia occasione.
CARTUCCE DA CACCIA: MODALITA’ DA SEGUIRE PER RAGGIUNGERE LE MIGLIORI PRESTAZIONI (1° Parte)
Tenuto presente quanto finora è stato appena sfiorato nel vasto campo della “balistica cinegetica” potremmo dire che, volendo proprio caricare cartucce (veramente buone) occorre lapalissianamente decidere a quale tipo di caccia esse saranno destinate. Se debbono essere cartucce “omnibus” è ovvio che possiederanno tutti i vantaggi ed i limiti di tutti i compromessi.
Per secondo dobbiamo poi conoscere con quale fucile spareremo le stesse cartucce, e qui torna utile ricordare l’influenza della strozzatura sulle rosate. Sparando ottime cartucce con canna a strozzatura differente, potremo colpire il bersaglio, posto alle più varie distanze, con un numero di pallini assai variabile a seconda del grado di strozzatura della canna usata.
Risulta per es. che, sparando con una canna cilindrica, si riesce a collocare su un bersaglio (cerchio di 70 cm. di diametro) posto a 35 metri, appena il 43 % dei pallini del n.7 contenuti nella cartuccia, mentre, impiegando una canna strozzata (full) se ne possono piazzare ben l’80%; tenendo ben presente le caratteristiche del nostro fucile (e non soltanto la strozzatura ma anche il peso, legato a doppio filo con la sensazione del rinculo) potremo determinare numero e dosi di piombo più adatti.
Per quanto riguarda il fucile, abbiamo solo accennato all’influenza della strozzatura (e del peso), ma sono anche balisticamente importanti, sia pure in misura diversa, il diametro e la lunghezza della camera; la forma e la dimensione del raccordo tra camera ed anima della canna, etc... R
icordiamo, per finire, che molti vogliono riconoscere a ciascun fucile un suo proprio “temperamento”, e se ciò vuol dire una combinazione dei parametri che abbiamo elencato e di altri, il termine, che suona alquanto strano per un’arma, sembra davvero giustificato.
Ritornando alle nostre cartucce, dovremmo scegliere la polvere. Ricordando che con le cariche forti di piombo meglio si addicono le polveri progressive e, viceversa, le polveri vivaci sono più adatte per le cartucce leggere, potremo già operare una prima scelta (lasciando volutamente da parte il fattore economico).
Potremo poi tener presente che una buona polvere non deve erogare pressioni troppo elevate; deve accendersi bene con il tipo di innesco prescelto; possibilmente non deve essere erosiva o corrosiva per le armi (il danno è limitato con le armi moderne dotate di canne anticorro e provvediamo sempre ad una rigorosa pulizia del fucile dopo l’uso); deve fornire con le cariche medie, raccomandate dai Fabbricanti, buona velocità iniziale; deve avere un rapporto pressione/velocità tale da garantire buone rosate (l’esperienza ha accertato che tanto più questo rapporto si avvicina a uno tanto migliori sono le rosate che si ottengono); deve essere caricata volumetricamente senza inconvenienti; deve essere regolare e costante il più possibile, anche col variare degli agenti atmosferici.
Dato che tutto ciò non può pretendersi da una sola polvere è bene prescegliere una/due marche e “farvi la mano”, nel senso che conviene caricare cartucce con quelle stesse polveri in diverse condizioni, in modo da cercare di avvicinarsi il più possibile a quelle prestazioni che avevamo prestabilito. Crediamo che non sia proprio razionale portarsi dietro un “campionario” di cartucce caricate con 4 – 5 e più polveri diverse.
Seguendo il principio sopra esposto potremo scegliere una polvere a doppia base per le stagioni umide e fredde ed una polvere alla nitrocellulosa completamente gelatinizzata, meno calda e perciò suscettibile di dare alte pressioni, e nello stesso tempo sufficientemente insensibile alle variazioni atmosferiche, da riservare alle cacce estive-autunnali.
Tenete presente che, per un fucile cal. 12 di medio peso ( 3 kg circa ) è bene regolare la carica di polvere su di una dose media di 32 grammi di pallini, aggiungendo 1-2 gr nel caso di pallini grossi (dal n. 7 e oltre ), e togliere 1-2 gr nel caso di pallini fini. (Esiste una nota regoletta: il peso del piombo non deve superare 1/100 del peso del fucile, pena uno sgradevole senso di rinculo nel caso che si raggiungano velocità sufficientemente elevate).
Non disponendo di un Banco di Tiro, il cacciatore può sapere se la sua carica è equilibrata quando, avendo adottato la dose di polvere raccomandata dal Produttore, otterrà delle rosate uniformemente distribuite. Per rilevare ciò non dovrà limitarsi a sparare sul tradizionale sasso o, peggio ancora, sul labile specchio di uno stagno, ma dovrà centrare le sue fucilate su fogli di carta di almeno un metro di lato, ben stesi a 35 metri dalla bocca dell’arma.
Volendo far le cose per bene, dopo aver bucato con le nostre rosate i fogli di carta, si tracciano su di essi i tradizionali centri concentrici, prendendo come centro quello medio della rosata, che si impara ad apprezzare presto con un po’ di pratica.
Φ cerchio esterno = 75 cm
Φ cerchio interno = 37,5 cm
m = 1 ÷ 4 (pallini nel cerchio interno)
n = 1 ÷ 8 (pallini nel cerchio esterno)
N = pallini contenuti nella cartuccia n
n-m = pallini piazzati fra i due cerchi
Contando i fori prodotti dai pallini (notare se vi è stata formazione di “grappoli”, indice di fughe di gas) si può, per prima cosa, determinare la densità di rosata:
A% A% = n/N x 100
La densità di rosata di una buona cartuccia non deve discostarsi molto dal 65% quando si spara piombo del n. 7. Tenere presente che se il diametro dei pallini diminuisce, la loro dispersione aumenta; passando, per es. , dal pallino n. 7 al pallino n. 12, si è trovato sperimentalmente che la densità di rosata diminuisce di circa il 20% (dal 65% passa al 52% circa).
Partendo dagli stessi fogli di rosata si può calcolare il “coefficiente di infittimento” o “indice di concentrazione”. Chiamando con m il numero dei pallini nel cerchio interno (1÷4) , il rapporto n/m ci dà una idea dell’infittimento; infatti più sarà basso il quoziente tanto più concentrata sarà la rosata e viceversa. Tenuta ferma la strozzatura usata per i diversi tiri, effettuati con uguali cartucce, si può quindi rilevare quale sia la cartuccia più adatta per il tiro o per la caccia, a seconda del grado minore o maggiore di infittimento.
Viceversa sparando le stesse cartucce con strozzature diverse, si potrà controllare, nel caso della canna cilindrica, se i pallini sono, come devono essere, distribuiti con confrontabile uniformità sia nel cerchio interno che nello stesso spazio tra i due cerchi; mentre, nel caso delle canne strozzate, il cerchio interno dovrà risultare assai più guarnito, e lo spazio tra i due cerchi potrà presentare una non perfetta distribuzione dei pallini.
Allo scopo di studiare meglio i risultati, i cerchi possono essere successivamente suddivisi in 8, 16 e più zone, ciascuna delle quali dovrà contenere un numero minimo di pallini.
Dividiamo per es. i cerchi in 16 zone di area equivalente ( cm² 276) e supponiamo di voler cacciare il colombaccio, tenendo presente che questo selvatico ha una superficie media vulnerabile di 126 cm² , cioè poco meno della metà dell’area di una delle suddette zone, e posto che la preda risulti arrestata quando venga colpita da almeno 5 pallini del n. 7, si dovrà fare in modo che ciascuna zona sia guarnita da almeno 12 – 14 pallini per essere sicuri che la cartuccia sia sicuramente micidiale . Questo sistema, per la cronaca, era utilizzato tanti anni fa dall’ “Istituto Sperimentale di Balistica” di Firenze.
Ing Claudio Leonetti
Nel prossimo articolo: Cartucce da Caccia: modalità da seguire per raggiungere le migliori prestazioni (2°Parte) |
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