lunedì 5 novembre 2012

pubblichiamo l'editoriale di Vito Rubini....TERRA INCOGNITA da leggere con attenzione....

TERRA INCOGNITA


  
Con questo appellativo, si usa spesso riferirsi a un futuro di cui non siamo in grado di prevedere gli esiti. "Boh", si direbbe oggi per rispondere alla domanda: e adesso cosa succederà? Date la vostra preferenza all'una o all'altra accezione, a seconda della  vostra sensibilità estetica e del vostro gradimento, ma il fatto è che in questi giorni, all'indomani degli esiti elettorali in Sicilia - fra coloro che si sono misurati esplicitamente nell'agone elettorale, ha vinto Grillo, non ci sono dubbi - e del decreto del Governo sull'accorpamento delle Province, per la caccia si potrebbero aprire scenari nuovi e diversi. E magari senza colpo ferire. Ovvero, senza impegnare il Parlamento nella inutile e defatigante battaglia su modifiche alla 157, a volte inutili, più spesso dannose per la categoria. Non che non siano necessarie, certe modifiche, ma nella congiuntura attuale, con le elezioni alle porte, nessun vantaggio porterebbero, se non l'ennesima gratuita promessa del politicante di turno.

E allora, che ne dite di valutare invece opportunità inaspettate?

Primo scenario. Grillo va all'assalto, l'assalto a Grillo. Se c'è una cosa certa, si diceva, è che il comico genovese è sulla cresta dell'onda. Altra cosa certa, è che con la caccia lui ha poco da spartire. Nel momento che fa proposte anche ad altri, andando all'assalto di competitori/affini, appare plausibile che uno dei candidati più propensi a dargli credito siano proprio personaggi come quello Z. trevigiano, che non manca occasione per farci dispetti. Quindi - dovendo calpestare terra incognita -   perchè non immaginare che il resto del mondo che si organizza in previsione del voto (partiti, elettori, indecisi) provi a considerare l'apporto dei tanti, tantissimi voti in libertà dei cacciatori, come possibile ciambella di salvataggio in una competizione che si preannuncia altamente procellosa?

Secondo scenario. Rivoluzione Province. E' stato senza dubbio un colpo gobbo questo del Governo che in una sola mossa ha scontentato tutti i territori e i loro rappresentanti, così gelosi della propria storia e delle proprie peculiarità, ma altrettanto collegati - i rappresentanti - a uno sperimentato sistema di potere che nel tempo ha moltiplicato i pani e i pesci. Ecco, adesso però abbiamo un terzo di province in meno nelle Regioni a statuto ordinario, con le restanti, accorpate, che in prospettiva (a partire dal 2014, salvo ripensamenti) verranno declassate e riorganizzate. Il bello è che in questa riorganizzazione, ogni regione, ogni territorio - nei limiti previsti dal decreto - potrà dimensionare le proprie competenze in relativa autonomia.

Veniamo al dunque: che ne sarà della caccia? Passerà come sembrerebbe naturale sotto le competenze dell'assessorato regionale all'agricoltura, o verrà dirottata - come qualcuno spera - all'esecutivo dell'ambiente, con le conseguenti implicazioni che non nascerebbero certo sotto i migliori auspici?

E gli ATC? Che fine faranno gli ATC? Resteranno come sono, così, evolutisi geograficamente a macchia di leopardo, quando troppi, quando meno, quando efficienti, quando ennesimi carrozzoni, oppure saranno soggetti a radicale revisione? Certo è che l'occasione si presenta ghiotta per un riordinamento che dovrebbe a mio avviso mirare  comunque a una semplificazione, almeno nel numero e soprattutto negli apparati. Non c'è scritto da nessuna parte, mi pare, che ogni ATC debba essere dotato di "comitati di gestione". Un conto sono i distretti, i territori, gli uffici operativi; un conto sono i nominati, sempre troppi, soprattutto in tempi di vacche magre, che non fanno altro che complicare, mettere in discussione, rinviare le decisioni. Quelle decisioni che sono necessarie, e soprattutto utili se prese tempestivamente, ma che non hanno granchè da spartire con apparati politici, consessi a volte estemporanei, scelte che tecniche sono, comunque e dovunque, e pertanto non hanno bisogno di soverchi bizantinismi. Insomma, se l'ATC è un organo tecnico, che tecnico sia. E se tutti dobbiamo fare dei sacrifici, per snellire l'amministrazione della cosa pubblica e risparmiare qualcosa, facciamolo. Nel totale rispetto delle autonomie, ben s'intende, ma tenendo conto comunque che questi organismi dovrebbe vedere protagonista la  caccia. E i cacciatori, si presume.
 

Vito Rubini

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