DELLE COSE DELLA NATURAlunedì 16 aprile 2012 | |
Quando
si parla di caccia ( e mi riferisco soprattutto a coloro che di caccia
ne capiscono ben poco), l’immagine che appare davanti agli occhi, in
primo piano, è quella di un selvatico abbattuto che stramazza al suolo
privo di vita. Questa immagine altro non è che la palese dimostrazione
della visione limitata che hanno le persone ignoranti e tutti coloro che
manifestano una scarsa voglia di comprendere a quale mondo appartengono
i cacciatori e la caccia.
La caccia ( permettetemi la metafora chimica) è soltanto uno dei numerosi elementi che combinati tra loro formano un composto ben più complesso e affascinante: il mondo della natura. Ultimamente si sente spesso parlare di cultura rurale,di vita rurale e di movimenti nati con lo scopo di valorizzare una ruralità che apparentemente si sta perdendo. Ora, mettiamo per un attimo da parte la caccia e focalizziamo la nostra attenzione su un fenomeno che da più di dieci anni a questa parte sembra stia monopolizzando i fine-settimana degli italiani: parlo di quella voglia che la gente comune manifesta verso il venerdì sera; ovvero il rifugiarsi per quanto gli è possibile in agriturismi o in zone collinari ricche di percorsi eno-gastronomici,dove, su percorsi appositamente allestiti, si trova ogni ben di Dio.E’ ovvio che non è questa la cultura rurale, questa è solo un’onda cavalcata dai ristoratori e dai produttori di vini per pubblicizzare in modo più efficace i loro prodotti. Ma su cosa hanno fatto leva gli imprenditori? Bene, io credo che la risposta sia tra quelle vecchie mulattiere, o in quei vecchi casolari, che se pur rimessi a nuovo non hanno perduto il loro antico odore di ruralità e di vita semplice. Quei casolari in cui, se si rimane in silenzio e si ascolta con attenzione, è possibile sentire ancora le voci di chi vi abitava e al contempo respirarne il carattere. Persone che con il loro lavoro hanno in qualche modo ricostruito il nostro paese dopo le grandi guerre. Persone forgiate dai venti e degli eventi. Uomini che hanno dovuto imbracciare il fucile non solo per procurarsi un pasto, ma anche per difendere ciò che di più caro avevano al mondo. E non è difficile scorgere tra le crepe del tempo il vecchio e grande camino, sempre acceso e pronto a scaldare donne e bambini, e a rendere ancora più calorosi i sorrisi e la gioia nata dai racconti degli adulti, storie che nascondevano sempre degli insegnamenti. Storie di uomini e storie di natura che si intrecciano, in un alternarsi di stati d’animo: nostalgia, tristezza, euforia e riflessione. Perché è vero che la natura a volte interviene sull’uomo, ma – se conosciuta e interpretata - quasi mai gli è nemica. Che cosa spinge quindi l’uomo moderno a ricercare con tanto impegno quei luoghi e quelle persone che in qualche modo lo ricollegano al passato? E’ forse il pensiero inconscio di non accettare tutta questa “ modernità”?L’uomo, sostanzialmente non si è mai dimenticato del suo passato. E non mi riferisco al passato remoto..ma semplicemente a quello prossimo a lui.Il rapporto tra l’uomo e la natura si è modificato nei tempi, ma alcuni principi fondamentali sono rimasti immutati. Essere sommersi dalla tecnologia è un bene fino a un certo punto, ma la gioia delle piccole e semplici cose rimane una necessità per ognuno di noi. E dove, se non in un luogo semplice o rurale che dir si voglia si possono apprezzare le semplici cose? Quando si entra nei musei contadini, quasi sempre presenti in tutti gli agriturismi, i nostri occhi e il nostro cuore si colmano di nostalgia e di ricordi. Eh già, perché se guardiamo attentamente nel nostro passato, scopriamo che dentro il cuore di ognuno di noi sono molti i ricordi legati alla campagna o alla vita rurale in genere. I miei ricordi rurali sono tanti: ricordo la raccolta delle olive, la vendemmia… In entrambi i casi, io e miei cugini ancora ragazzini,ci svegliavamo prima degli adulti, tanta era l’euforia, e ricordo quando mia zia apriva la grande tovaglia sotto il vecchio ulivo, ed in mezzo all’erba si pranzava. Ricordo con la stessa intensità di quando si “faceva” il maiale, per noi ragazzini era vietato assistere all’uccisione, il nostro compito era quello di governare il fuoco che scaldava l’acqua nel grande pentolone. Ricordo donne che hanno cresciuto dieci figli senza mai pronunciare le parole “ sono stanca”. Per non parlare dei ricordi che legano la mia vita rurale alla caccia o viceversa. Potrei scrivere per ore ed ore senza mai fermarmi. Questi ed altri ricordi affollano la mia mente quando si parla di ruralità, se penso che oggi c’è gente disposta a pagare per vivere queste esperienze, da un lato sorrido, ma dall’altro mi assale una grande malinconia. L’uomo ha denaturalizzato la natura privandola del suo significato più profondo. “Rurale” significa della campagna , e la campagna è inevitabilmente legata alla natura. Seguire i ritmi scanditi dalle stagioni, lavorare la terra, vivere dei suoi prodotti, e tra i prodotti della natura vi è anche la selvaggina.La caccia è contemplata dalla natura, perché è parte integrante della natura stessa. Il cacciatore non fa altro che ascoltare questo richiamo. A questo punto la silloge è necessaria: se l’uomo ama la natura e la caccia fa parte di quest’ultima, allora l’uomo non può non riconoscere la caccia come un elemento della natura.
Forse la caccia potrà non essere condivisa…Ma, se si ama la natura,
bisogna capire che la caccia fa parte di essa, cosi come fa parte di
quella ruralità tanto ricercata. Quando si ama qualcosa o qualcuno
bisogna amare in tutto e per tutto, non solo in ciò che più conviene.
Concludo, se mi è concesso, con un mio piccolo pensiero,scritto qualche anno fa in occasione di una serata in cui si premiavano i vincitori di una gara cinofila. Mi chiesero di scrivere e leggere qualcosa sulla caccia, il risultato fu un breve discorso che chiudeva cosi: “…il cacciatore è colui che dall’assordante rumore del progresso riesce a filtrare le melodiose armonie della natura, e sull’incanto di quelle magiche note ricava storie,racconti e poesie che lo accompagneranno per il resto della vita”. In bocca al lupo a tutti |
Questo blog e per tutti quelli che vivono pienamente il profondo rapporto con la natura. Faremo di questo spazio un laboratorio d’idee, di scambio di esperienze, parleremo e mostreremo le nostre attività promuovendo il pensiero che andare a pesca e a caccia non significa solo catturare o uccidere le prede, ma che le persone che hanno la vera passione per questi sport lavorano e s’impegnano anche per salvaguardare equilibri e ambienti con cui amano essere a contatto. Angelo Pessolano
lunedì 16 aprile 2012
LEGGERE CON ATTENZIONE..PARLA DELLA NOSTRA PASSIONE
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