venerdì 25 novembre 2011

seconda parte dell'articolo dell'ing.Leonetti Claudio"LE CARTUCCE DA CACCIA"


CARTUCCE DA CACCIA: MODALITA’ DA SEGUIRE PER RAGGIUNGERE LE MIGLIORI PRESTAZIONI (2° Parte) dell´Ing Claudio Leonetti
Questo quarto articolo è estrapolato da “LE CARTUCCE DA CACCIA”, materiale di balistica venatoria prodotto e gentilmente messoci a disposizione dall’Ing Claudio Leonetti.

Tutto il materiale concessoci, evidente frutto di cultura del settore ed esperienza sul campo, risulta piuttosto lungo. Pertanto, per motivi legati ai limiti che inevitabilmente la lettura in video ci pone, abbiamo deciso di proporlo suddiviso per argomenti, per renderlo più usufruibile da parte di tutti:
- cosa sono le cartucce da caccia (1° e 2° parte);
- quali sono i limiti di impiego dei fucili e delle cartucce da caccia (1° e 2° parte);
- quali sono le modalità da seguire per poter raggiungere le migliori prestazioni (1° e 2° parte);

Al termine delle pubblicazioni, che si susseguiranno settimanalmente, provvederemo ad unire tutti i singoli articoli pubblicati, in un unico testo, scaricabile in pdf dalla sezione “Balistica Venatoria”, che ciascuno potrà stampare e tenere per consultarlo in qualsivoglia occasione.
 

CARTUCCE DA CACCIA: MODALITA’ DA SEGUIRE PER RAGGIUNGERE LE MIGLIORI PRESTAZIONI (2° Parte)

Abbiamo parlato di polveri e piombo, si dovrà ora accennare all’influenza degli inneschi, del borraggio, dei bossoli e dell’orlatura.

Influenza degli inneschi
Senza ripetere quanto già detto, ricordiamo soltanto che è controproducente usare apparecchi troppo violenti sia perché si favorisce lo stabilirsi di alte pressioni iniziali, sia perché si verificano dispersioni irregolari. Usati con polveri di difficile accensione, gli inneschi violenti possono iniziare lo “sbossolamento” della cartuccia prima che sia stata completata la combustione della polvere (“fuochi lunghi” : che si manifestano con vampa e forte pressione residua alla bocca).

D’altra parte inneschi troppo deboli si accompagnano a rilevanti abbassamenti di velocità o, al limite, alla non completa combustione della polvere.

Un metodo empirico per assicurarsi se un innesco è adatto ad una certa polvere, e ad un certo assetto di caricamento, può essere il seguente: caricare alcune cartucce, prive di polvere, con un borraggio e pallini, orlandole normalmente; sparare le false cartucce in fucile, esaminare se è avvenuto lo sbossolamento ed in quali condizioni: se l’apertura del bossolo è completa e se il piombo è stato proiettato alcuni metri, l’innesco è molto forte ed avremo allora le seguenti alternative:

a) sostituire l’innesco con uno più debole, che però accenda la polvere prescelta;
b) conservare l’innesco provato solo se la polvere prescelta è di facile accensione, in questo caso ridurre la dose;
c) se la polvere è di difficile accensione e si vuole conservare l’apparecchio di innesco provato, non adoperarlo con dosi basse di piombo ed applicare comunque un’orlatura robusta alla cartuccia.

Influenza dei borraggi
Ricordiamo che modificare il borraggio di una cartuccia può significare incidere profondamente sulle prestazioni. Per esempio basta aggiungere un dischetto di cartoncino di 1 o 2 mm al di sopra della borra per aumentare la velocità anche di 10-15 m/s e le pressioni di 70-100 kg/cm² e viceversa per ottenere l’effetto opposto.

Tutto ciò non può essere rilevato se non si dispone di un banco di tiro, però è utile ricordarlo. Anche il peso del borraggio è molto importante nelle prestazioni balistiche; a parità di comprimibilità e quindi di funzionamento, la borra più leggera darà minori pressioni, più alte velocità e rosate più regolari.

Influenza dei bossoli
A parità di apparecchio innescato i bossoli possono influire sui tiri per tre principali ragioni:

a) la loro altezza
b) il profilo interno dello stoppaccio
c) la qualità del materiale (orlatura)

a) L’altezza dei bossoli deve essere proporzionata alla lunghezza della camera del fucile e soprattutto alle cariche che si introducono

b) Il profilo interno dello stoppaccio incide in maniera veramente sensibile. Non tutti i manuali forniscono dati concordanti in proposito ma è stato appurato sperimentalmente come, sparando a parità di dose, polveri a doppia base in bossoli con stoppaccio piano, anziché conico, si rilevavano pressioni iniziali più elevate di 150-200 kg/cm² e ciò senza guadagno sensibile di velocità; non è stata rilevata una così sensibile variazione sulle polveri alla nitrocellulosa.

Quanto sopra va tenuto presente in quanto un rapporto sfavorevole pressione/velocità Condiziona la regolarità di rosata. C’è un’altra regoletta da osservare per il caricamento delle nostre cartucce: polveri a doppia base in bossoli con stoppacciolo a profilo conico; polveri alla nitrocellulosa in bossoli con stoppacciolo piano.

Influenza dell’orlatura
L’orlatura può essere eseguita a “stella” o secondo il tradizionale sistema inglese con dischetto e orlo. Per il cartone normalmente usato sono di solito sufficienti 4-5 mm di orlo che, ripiegato assicurerebbe una resistenza statica alla disorlatura di circa 20-25 kg. In effetti nel caso del cal. 12 l’estrazione del complesso “pallini + borraggio” con conseguente disorlatura di una chiusura con dischetto, avviene sotto medio carico di 54 kg.

Si vede da questo la grande importanza che ha l’orlatura sulle prestazioni balistiche e, lo si comprende ancora meglio se aggiungiamo che le compressioni subite dal borraggio al momento dell’apertura dell’orlo variavano in corrispondenza dei valori sopra citati da minimi del 15-17% ad un massimo del 60%; ricordiamo che abbiamo potuto vedere come cartucce che fornivano ottime prestazioni presentavano un rapporto fra carico di disorlatura e deformazione subita dal borraggio, assai vicino all’uno.

L’influenza dell’orlatura aumenta quando si passa ai bossoli in plastica; basti pensare che, a parità di ogni altra condizione, si possono verificare al tiro differenze di 200 e più kg/cm² attribuibili interamente al modo con cui è stata effettuata l’orlatura stessa. L’orlatura a dischetto presenta un inconveniente molto noto: il cartoncino di chiusura, precedendo i pallini al momento della fuoriuscita dalla canna, tende a scompigliarli alquanto e pare che si debba a ciò la formazione delle rosate con qualche buco al centro.

Per questa ragione ha preso piede la chiusura stellare o crimp. Che si effettua in tre tempi, prima incidendo sul bossolo con un particolare stampo il profilo dei lembi, ripiegandoli quindi, ed infine assicurandone l’orlo con un utensile del tutto simile a quello usato per la chiusura a disco. Il carico statico della disorlatura di questo tipo di chiusura è di circa 40 kg (min. 29 kg, max 72 kg) cioè alquanto inferiore (a parità di utensile usato per l’orlatura) a quello rilevato per la chiusura a dischetto.

Ciò è un vantaggio per le polveri di facile accensione, perché conduce allo stabilirsi delle più basse pressioni. Al momento del tiro, la mancanza del dischetto di chiusura, fa rilevare effettivamente un certo miglioramento della densità e regolarità di rosata. Questo miglioramento si aggira sul 5% e può arrivare fino al 10%.


CONCLUSIONE

Per finire, mi permetto di ricordare l’importanza del “manico”. Supponiamo per esempio che un cacciatore tiri ad una alzavola, che gli traversa davanti, con la velocità di 13 m/sec. Se seguiamo l’analisi dei tempi parziali di tiro, troveremo che, in media, essi saranno:

a) tempo di individuazione:  0,100 sec.
b) tempo di imbracciatura, mira e scatto:  0,250 sec.
c) tempo di percussione, accensione polvere,      percorso in canna dei pallini:  0,010 sec. d) tempo impiegato dai pallini (n.7) per percorrere 30 metri con Vo = 375 m/sec.:  0,106 sec.
TOTALE 0,400 sec.

Come si vede ben 0,350 sec, cioè il 75% del tempo totale, sono dovuti al fattore “uomo”, e 0,116 sec. Cioè il 25% ai fattori “fucile + cartuccia”. Se aggiungessimo altre considerazioni sulle velocità degli animali (che toccano anche i 30 m/sec.); sul sistema personale di puntamento del tiratore, che influenza decisamente l’entità del cosiddetto “anticipo”, l’esattezza del quale è “condizio sine qua non” per la centratura della preda; l’influenza delle diverse angolazioni di tiro; etc... vedremo che i tempi di cui sopra potrebbero essere assai diversi, causando, per es., un allontanamento sensibile del punto ideale di impatto con il bersaglio.

Sono i cosiddetti “tiri lunghi” che per quanto sopra riportato riducono la probabilità di colpire e provocare l’abbattimento immediato della preda. Termino perciò invitando tutti i colleghi cacciatori a considerare bene tutte le varie possibilità, prima di prendersela con le cartucce, che, di regola, sono il capro espiatorio di tutte le “padelle”.

Ing. Claudio Leonetti

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