lunedì 8 aprile 2013

Pointer: carattere, professionalità e resistenza in un fermatore d’eccellenza

Pointer: Tra le razze di cani da caccia più diffuse ed amate dai cacciatori c’è sicuramente il Pointer.

Cane da ferma per eccellenza, il Pointer è diffuso in tutto il mondo ed allevato con alcune particolarità quasi distintive in Gran Bretagna, Scozia, America, nonché in Italia, Francia, Danimarca e Norvegia. Il Pointer, anche come carattere, ormai più che un cane è un mito. Si tratta infatti di un cane dal carattere molto difficile da definire tanto che qualcuno, affezionato agli autori dei classici inglesi, lo definisce una macchina da caccia da trattare esclusivamente come tale pertanto bisognoso di un canile confortevole, cibo appropriato ed uscite venatorie frequenti e consistenti. Chi ha avuto un Pointer però sostiene che nonostante il carattere fiero, allo stesso tempo è un cane capace di legarsi in maniera dolce al padrone. Preso per il verso giusto il Pointer può essere remissivo e poco interessato alla vicinanza dell’uomo; la fierezza di cui è dotato gli permette soffrire meno la distanza dal cacciatore e l’eventuale segregazione in canile.
Buona anche la risposta al dressaggio poiché bastano pochissime correzioni per ottenere dal Pointer i risultati voluti. Addestrare il Pointer significa tener conto delle specifiche prerogative di razza. Il dressaggio deve avere come presupposto il fatto che si ha a disposizione una macchina perfetta, capace quindi di svolgere ogni mansione necessaria alla caccia, ma che proprio per questa sua perfezione presenta delle necessità maggiori rispetto a quelle delle altre razze poiché maggiori sono le qualità del Pointer.
Un errore comune nell’addestrare il Pointer è quello di non condurlo in campagna prima che abbia compiuto un anno di età o anche oltre; ciò comporta, oltre alla mancata sollecitazione di certe reazioni al momento giusto (la ferma ad esempio!), l’accumulo nel cane di un’avidità repressa che lo renderebbe poco controllabile durante l’addestramento  poiché intento a sfogare tutto il potenziale accumulato e fino a quel momento represso. Chi vuole addestrare un Pointer deve perciò iniziare con esperienze concrete sul selvatico ed in campagna ancor prima che questo abbia compiuto i sei mesi. Molto importante durante il dressaggio, per le necessarie correzioni, è l’utilizzo di mezzi e metodi commisurati alla sensibilità in genere molto elevata di questo cane; interventi troppo forti potrebbero essere addirittura non compresi dal cane o deprimerne eccessivamente l’azione ed il rendimento poiché ne frenerebbero l’entusiasmo trasformandolo in succube invece che collaboratore.
Altro errore comune nel lavoro con il Pointer è pretendere che svolga la sua azione a poca distanza dal cacciatore; il Pointer ha bisogno di spazio, di iniziativa, anche quando opera in ambienti difficili come ad esempio quello della beccaccia. Se si vuole il meglio non bisogna tarpargli le ali dandogli il modo di applicare al suo lavoro tutta la passione, l’olfatto, l’intelligenza di cui è dotato.

Il Pointer è il cane ideale per il vero sportivo, per il cacciatore che non considera il valore del carniere dal peso o dalle teste ma dal modo con il quale i selvatici che lo compongono sono stati acquisiti dal cane che l’accompagna.

Il padre del Pointer, l’inglese William Arkwright, autore di un incomparabile testo su questa splendida razza, affermava “noi andiamo a caccia con i nostri cani per divertirci; la loro bella cerca con la testa alta e la coda vivace disperderà come per incanto la nostra fatica su più di un angolo del terreno...” pertanto “le attitudini così varie ed istantanee di un cane veloce compensano ampiamente qualche dimenticanza casuale ed inevitabile; esse procurano al vero e ardente cacciatore uno spettacolo magnifico, quale non sarebbe offerto mai dalla vista di cento ferme prese da un animale che trotterella in modo ordinario”.
Tra i difetti funzionali del Pointer primo fra tutti c’è proprio il carattere in quanto è piuttosto frequente, non più delle altre razze, trovare esemplari ipersensibili, difficili da dressare o addirittura timidi, paurosi dello sparo, del selvatico e delle persone. Altro difetto talvolta riscontrabile nel Pointer è il discernimento, cioè la capacità del cane da ferma di distinguere le emanazioni derivanti dal selvatico effettivamente presente da quelle che invece originano da tracce, piume o spolverelli; questo perché il suo olfatto finissimo comanda le sue facoltà intellettive talvolta con eccessivo rigore pertanto può capitare che il Pointer si arresti a vuoto insistendo in inutili segnalazioni.
Inoltre ci si potrebbe ritrovare un cane dal carattere eccessivamente indomito che lo renderebbe eccessivamente indipendente dal padrone; in caso di certe caccie specifiche, come ad esempio quella alla beccaccia o alla coturnice, risulterebbe problematico dover affrontare colline di stoppie o versanti montani richiamando a squarciagola. Potrebbe capitare di trovare oggi dei Pointer carenti dal punto di vista dello stile ma quello che invece è davvero raro è un Pointer che non fermi, che abbia poco naso o scarsa passione. Nel riporto il Pointer può essere talvolta restio ad eseguirlo dagli sporchi spinosi, ma può essere iniziato a questa prestazione purché in età giusta ed in maniera conveniente. Se ci apprestiamo a scegliere un cucciolo di Pointer da avviare all’addestramento da caccia sarebbe bene dare preferenza a quelli che non presentino caratteri eccessivi pur se già tipicizzati, ad esempio stop evidente, occhio ben piazzato, orecchio sobrio, labbro rotondo non eccessivamente pendulo, ecc; il rischio è quello di ritrovarsi un esemplare adulto grossolano ed invece di un Pointer ci ritroveremmo un boxer dalla coda lunga. Come per altre razze è bene che il cucciolo sia particolarmente vivace e dia l’impressione di utilizzare già bene il naso rispondendo sensibilmente agli stimoli olfattivi.  Da non sottovalutare l’ossatura del cucciolo che dovrebbe essere robusta, dritta e sobria non troppo esile né troppo eccessiva; uno scheletro adatto può favorire molto il lavoro del cane nella giornata di caccia.
Altro aspetto da tenere in considerazione è la coda del Pointer; si dice che “il Pointer lo è dalla testa, ma chi lo conosce davvero gli guarda prima la coda”. In effetti una coda distinta, che si assottigli gradatamente e sia ben portata, costituisce un segno distintivo pressoché infallibile di una selezione seria e competente. Qualora si scelga un esemplare già grandicello di Pointer, bisogna dare la precedenza al carattere proprio perché nel cucciolone, al contrario di quanto accade per il cucciolo, il carattere è già ben evidente; il cucciolone Pointer deve camminare spavaldamente al guinzaglio, tirando se possibile, non avere alcun timore delle persone che gli si avvicinano, né dei rumori improvvisi (battito di mani), sentiti i quali deve al massimo sussultare tranquillizzandosi appena accertatosi di cosa si tratta senza mai mostrare il benché minimo segno di autentica paura.
Sarebbe bene tenere conto anche dello sterno, controllando che sia armonico, del garrese bene elevato, delle scapole con le punte ravvicinate; tutti elementi estetici ma di rilevanza diretta sulla meccanica dell’animale. Allo stesso modo il posteriore, le cui angolazioni devono essere piuttosto aperte ma non troppo, ed il metatarso che deve essere ben perpendicolare al terreno senza sporgersi né in avanti né indietro. Una inclinazione in avanti indica infatti un eccesso di apertura e, di conseguenza, rilassatezza dei tendini, mentre una posizione inclinata all’indietro indica una minore possibilità di apertura durante la spinta per il galoppo e quindi minore efficienza meccanica.
Ai fini della efficienza molto importante anche la spalla che nel Pointer deve essere lunga, inclinata tra 45° e 55° rispetto alla linea orizzontale, ben dotata di muscoli lunghi e ben disposti; una spalla corta ridurrebbe l’ampiezza della sgambata e quindi l’efficienza del galoppo, mentre una spalla dritta pur consentendo una maggiore velocità affaticherebbe maggiormente l’animale.
Il Pointer è una delle poche razze di cani capace di dare il massimo rendimento non solo nei terreni ampi delle stame in collina o sulle pendici montane a coturnici ma anche in zone più difficoltose, come nel bosco a beccacce o in palude a beccaccini (meglio ancora in marcia o in risaia), spesso incurante delle condizioni meteo.

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