TAVOLA ROTONDA IL CANE DA BECCACCE OGGI La relazione di Giangaetano Delaini BECCACCIA, CINOFILIA ED AMBIENTE: UN’ARMONIA DA RITROVARE.
È sin troppo noto che la caccia
alla beccaccia, nel nostro Paese ed in tutta Europa, andrebbe meglio
regolamentata cancellando, di fatto, tutte quelle forme di accanimento
predatorio (caccia all’aspetto, caccia in battuta, caccia in momenti di
gelate improvvise….) che sono l’espressione più bassa e volgare di un
istinto che, certamente, non può definirsi caccia. Tutte queste
affermazioni di principio s’infrangono contro l’egoismo, la
superficialità e la supponenza dei più, che – normalmente – hanno il
sopravvento sulla ragionevolezza, l’etica e l’armonia.
Partendo da queste
considerazioni, credo che l’unico modo per dare un senso alla caccia – e
per ritrovare rispetto ed equilibrio – sia collegare cinofilia e
caccia, addestramento cinofilo e rispetto del territorio, cultura e
preservazione dell’ambiente.
Se, con uno sforzo educazionale
non modesto, cominciassimo a concepire la caccia alla beccaccia solo
come l’epilogo di un’azione cinofila valida, trascurando per convinzione
tutto ciò che ne è al di fuori, avremmo risolto il problema! Le
competizioni cinofile su beccacce sono di recente introduzione e, negli
anni, abbiamo assistito ad un rapido e progressivo miglioramento della
qualità dei soggetti presentati in prova e ad un aumento dei cinofili
che cercano cani sempre più “specialisti”. Se, da una parte, questo
fenomeno ha fatto crescere, in modo smisurato ed inopportuno, l’offerta
di “cani da beccacce” e le proposte di caccia in “Paesi idilliaci”,
dall’altra ha acceso la passione per un particolare tipo di caccia che
senza un cane valido non può essere esercitata. È questo il momento di
valorizzare al massimo la cinofilia “seria”, fatta di competizioni in
zone idonee, giudicate da Esperti giudici cacciatori che pongano, come
fine ultimo delle prove, la segnalazione di soggetti idonei alla
riproduzione. Se noi continueremo su questa strada dovremmo riuscire a
creare una mentalità fatta di “ricerca dell’armonia cinofilo-venatoria”
che non è altro che la convinzione che cinofilia, caccia, rispetto del
selvatico e dell’ambiente debbano essere il senso della nostra
peregrinazione nei boschi. Ho sempre biasimato le affermazioni estreme,
poco legate alla realtà e frutto, spesso, di esasperazioni smisurate:
cacciare con un piccolissimo calibro (è ampiamente dimostrato che si
perdono molte beccacce ferite) con un fucile ad un solo colpo, magari
con un occhio bendato… Non è questo il senso ed il fine di
un’autoregolamentazione che deve venire dal di dentro! È importante
maturare una comune visione del problema basata su concetti realistici,
scientifici, dimostrabili e collegati al nostro DNA cinofilo: cacciamo
solo col cane, spariamo solo sotto ferma e dimentichiamo tutte le altre
fantasticherie!
Qual’è il cane ideale?
Definire l’idealità del “cane da
beccacce” in prove ed in caccia vissuta, sottraendosi alla tentazione
di rifarsi a modelli puramente teorici od a quel particolare soggetto
che, per aspetti disarticolati e spaziati nel tempo ci è stato molto
caro o ci ha entusiasmato in quel particolare momento storico, può
risultare difficile e non realizzabile. La difficoltà, tale da creare un
naturale imbarazzo, è dovuta all’impossibilità di concentrare, in pochi
pensieri o semplice qualità, tutto quello che il cane può e dovrebbe
essere.
Vi sono alcune peculiarità
genetiche che non possono essere eluse né rabberciate da tentativi tanto
più ostinati quanto più inutili. Come in tutte le arti ed i mestieri
esiste una naturale predisposizione all’opera da compiere che può solo
essere sostituita dalla caparbietà di voler raggiungere, ad ogni costo,
un particolare risultato. La naturalezza, però, dell’innata
predisposizione non può essere raggiunta dalla, pur ammirevole, tenacia e
metodica applicazione.
Così vi è un modo naturale di
cercare le beccacce che diviene “ideale” quando l’azione di caccia si
svolge in sintonia con l’ambiente, con l’uomo, con la beccaccia stessa.
L’intelligenza, l’olfatto, il fondo, il coraggio sono le qualità che
non possono mancare al cane da beccaccia e non possono essere costruite
da alcun dressaggio, anche estenuante. Sono “doti naturali” ed in questo
si racchiude l’eccezionalità dell’evento: la rara fortuna di trovare un
soggetto con queste doti così consolidate nel suo corredo genetico che
la mano dell’uomo non può far altro che peggiorare.Se a questa innata
predisposizione a cacciare le beccacce ed a queste doti naturali si
aggiungono stile di razza, docilità, carattere si raggiungono vertici
cinofili che, solo, possono essere sognati.
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