Caccia al cinghiale, per qualche voto in più la Regione autorizza il massacro
A sinistra in foto l'avvocato Tagliamonte
"La legge n. 157/1992, all’art. 18, disciplina l’esercizio della caccia e stabilisce che il cinghiale è cacciabile dal 1 ottobre al 31 dicembre o dal 1 novembre al 31 gennaio e quindi per un periodo massimo di mesi tre. Le variazioni che modifichino i termini di apertura e chiusura possono essere decise in relazione alle situazioni ambientali delle diverse realtà territoriali: vi possono essere cioè delle situazioni ambientali straordinarie che giustifichino il ricorso a questa facoltà di deroga. Sul corretto esercizio di questa potestà regionale lo stesso art. 18 prevede che l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale debba esprimere in merito il proprio parere. Orbene, nella deliberazione della giunta n. 3/2013 non solo non sono stati indicati i sopravvenuti motivi straordinari (la specie cinghiale a gennaio 2013 è senz’altro numericamente inferiore a quella dell’ottobre 2012 per effetto del prelievo venatorio) ma essenzialmente non è stato richiesto e ottenuto il parere dell’INSPRA, che avrebbe dovuto anche verificare se tale variazione rientri in un adeguato piano faunistico-venatorio, che al momento nel Molise non abbiamo né a livello provinciale né regionale. L’atto, a mio parere, è così palesemente illegittimo. Tra l'altro, che senso avevano le limitazioni del calendario circa i giorni (merc. sab e dom) e il numero di capi (1 solo a cacciatore). Se la specie è abbondante perché far rischiare pesanti condanne penali con conseguente reevoca del porto d'armi per prelievi difformi quando poi si consentono mattanze di animali che a causa della gravidanza non possono più correre agevolmente quando sono inseguite dai cani? Inoltre il presidente Iorio e la sua giunta sono in carica solo per l'ordinaria amministrazione e dovrebbero limitarsi a pochi indispensabili atti, non ad altro".
Il problema di fondo è che le femmine in questo periodo sono gravide, condivide?
"Le cinghiale, dette anche scrofe, in questo periodo sono al termine del periodo di gestazione: già i capi prelevati all’inizio del mese presentavano infatti feti completamente formati. Come è possibile che nessuno abbia tenuto conto di tali condizioni, che rendono il prelievo aberrante per noi cacciatori? Vero è che sopprimere una femmina a ottobre o a gennaio non incide sulla specie in termini numerici, ma i cacciatori – quelli veri - che vogliono esercitare la loro passione nel massimo rispetto delle norme e dell’etica, non possono accettare tale assurda e maledetta proroga".
Questione etica prima di tutto, dunque, ma anche elettorale forse.
"Se la specie cinghiale è numerosa, la Regione e le Province avrebbero dovuto - e la legge lo stabilisce - prevedere altre forme di contenimento della specie, quali ad esempio la possibilità di catture mirate con piani di abbattimento e la caccia di selezione, ovviamente preceduti da una rilevazione della consistenza della specie.
Quanto deliberato assume così le fattezze di un misero espediente elettorale per “accontentare” qualche associazione di agricoltori in un periodo immediatamente precedente alle elezioni regionali".
Così però si rischia di eradicare completamente la specie cinghiale, forse perché è considerata solo un problema.
"Noi cacciatori ci siamo sgolati nel dire che la presenza del cinghiale nel territorio regionale deve essere considerata come una risorsa e che le carni, di notevole pregio alimentare, potrebbero essere oggetto di commercializzazione sia nelle macellerie che nei punti di ristoro (agriturismo, ristoranti etc.) con beneficio per la misera economia delle zone interne. La Regione non ha però emanato una specifica normativa per l’utilizzo di tali carni, sebbene anche io personalmente abbia più volte fornito a chi di dovere copia di quanto fatto nelle altre regioni. Né la Regione e neppure le Province hanno poi (e come al solito basterebbe solo copiare dagli altri) adottato interventi c.d. di mitigazione definendo i luoghi più pericolosi tramite individuazione dei punti degli incidenti avvenuti. Non penso che l’Assessorato ai Lavori Pubblici, in sinergia con quello alla Caccia, sulla base delle segnalazioni del C.F.S. e delle altre forze di polizia e dei cantonieri, possa incontrare molta difficoltà nel mappare i luoghi in cui gli impatti avvengono con maggiore frequenza. Io suggerirei anche di rilevare altri utili dati relativi agli impatti, quali i mesi e gli orari in relazione alle singole specie poiché è emerso, per esempio, che per il capriolo il 60% degli incidenti avviene tra aprile e maggio, per il cinghiale tra aprile e giugno, quando le scrofe sono seguite dai piccoli, e nei mesi freddi in cui è presente sulle strade il sale che viene leccato in quando fondamentale nella loro dieta. Particolare attenzione potrebbe essere rivolta, da parte degli enti proprietari delle strade, a un dissuasore ottico brevettato dall’Università di Bologna, molto semplice e di costo limitato, per effetto del quale il fascio luminoso che viene rifratto dai dispositivi presenti sulle colonnine in plastica segnalimite del bordo strada, rosso a dx e bianco a sx, viene altresì proiettato, con l’aggiunta di altro elemento rifrangente, anche lateralmente alla carreggiata, andando ad abbagliare e quindi a bloccare gli animali che si apprestano all’attraversamento e che, nella maggior parte dei casi, fuggono in direzione opposta. Oltre questi interventi è necessario a mio parere che la Regione legiferi in merito e che poi lo stesso Ente (o la Provincia in caso di delega) stipuli idonea polizza assicurativa per il risarcimento dei danni derivanti da incidenti stradali con la fauna selvatica. Per lo stesso motivo, per le strade che attraversano Riserve o Parchi, sarebbe opportuna la stipula di polizze da parte degli Enti gestori e comunque degli enti proprietari delle strade. Per quanto riguarda la tutela delle coltivazioni, altri ATC (Amibito Territoriale di Caccia) e Province hanno fornito gratuitamente agli agricoltori attrezzature che sono poste all’esterno dei campi e sono attraversate da corrente elettrica, come quello che si usa per il contenimento dei bovini e ovini".
I cacciatori cosa potrebbero fare? Diventare obiettori di coscienza?
"In diversi paesi che ho avuto il piacere di visitare, anche se la caccia al cinghiale è aperta tutto l’anno, essa viene spontaneamente sospesa dai cacciatori nei periodi di riproduzione. Speriamo che anche i cacciatori molisani non utilizzino la proroga mostrando così che, più che la busta di carne, contano i principi morali".
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