mercoledì 12 settembre 2012

Volpe, colpi di coda tra ambientalisti

  
E' finita nell'occhio del ciclone l'iniziativa della Provincia di Grosseto per incentivare i cacciatori ad abbattere qualche volpe in più, specie cosiddetta nociva per l'impatto che ha sulla piccola selvaggina. Dieci euro per ogni coda consegnata agli Atc 6 e 7 (Grosseto e Massa Marittima), un sistema che permette ai tecnici faunistici di tenere sotto controllo il numero preciso degli esemplari prelevati e garantire un equilibrato sistema di sfoltimento della specie.

Ma immancabili sono arrivate le polemiche degli animalisti, Enpa, Lav e Wwf in prima linea, che hanno subito gridato allo scandalo e chiesto delucidazioni alla Provincia. Per la Libera Caccia (associazione che ha aggiunto 5 euro all'incentivo della Provincia), ha risposto il presidente provinciale Paolo Isidori, ricordando che la volpe, come la poiana e la cornacchia, è un animale nocivo “se individua un covo di fagiano mangia tutto, dai piccoli alle uova. In tutta la provincia non si vedono più uccelli a parte le cornacchie. Ecco perché le volpi vanno abbattute” ha aggiunto. Anche il Presidente di Fidc Grosseto, Paolo Monaci, ha difeso l'incentivo: “bisogna salvaguardare prima di tutto gli agricoltori e poi la selvaggina altrimenti rimarranno soltanto le volpi” ha detto.

Nelle battute degli animalisti si fa spesso riferimento all'antagonismo predatore – cacciatore e alla difesa di quest'ultimo da parte delle istituzioni. Tra le cause della crescita esponenziale della volpe ci sono certo le immissioni di selvaggina cacciabile (che va comunque tutelata dai predatori, anche perché gli Atc spendono fior di quattrini per i ripopolamenti), ma anche altri fattori di cui tutti siamo responsabili, animalisti compresi, che si dimostrano pessimi osservatori della realtà quando si tratta di riconoscere uno squilibrio faunistico.

Questi animali ormai vivono in prossimità dei centri abitati, dove trovano discariche traboccanti di cibo e riescono a proliferare. Proprio come i corvi e i gabbiani si sono adattati al nostro stile di vita e si sono moltiplicate a un ritmo impressionante, cui, volenti o nolenti, occorre porre rimedio. E il controllo diretto è un'opzione che anche gli ambientalisti non possono ignorare. A Grosseto il dirigente dell'Area ambiente (che sovrintende anche alle attività faunistiche) è un certo Sammuri, ambientalista doc (è anche Presidente della Federazione delle aree protette italiane). Visti i contrasti interni tra Federparchi e associazioni ambientaliste sulla riforma delle aree protette, forse non ci si deve stupire più di tanto se emergono queste scaramucce locali e hanno una tale risonanza sulla stampa nazionale.

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